E’ l’ora della cultura, della lettura, della scrittura per saper raccontare e raccontarsi.

Il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE), Ricardo Franco Levi, durante il convegno “2019: dati e prospettive del libro in Italia”, che si è tenuto presso il Salone del Libro 2019 a Torino, segnala un aumento di fatturato nei primi 4 mesi del 2019. Abbiamo infatti un +0,6% per il mercato del libro nei canali trade( librerie, online, grande distribuzione) grazie anche ad un nuovo player come @Amazon.  

L’innovazione del supporto alla lettura,  dal cartaceo al digitale e la velocità dell’accesso alle informazioni non sono però sufficienti a contrastare il dato preoccupante relativo alla povertà educativa.  

La diffusione del sapere attraverso luoghi di cultura e socialità è una delle azioni concrete auspicabili, e noi di Valory abbiamo il piacere di raccontare in questa intervista  colei che nel concreto lo sta facendo.

Vi presentiamo @Patrizia Finucci Gallo, una Donna che usa le parole ogni giorno per scrivere e riscrivere il vocabolario della sua vita in modo originale e unico.

CHI E’ PFG ?

Patrizia Finucci Gallo, giornalista e scrittrice bolognese, ha lavorato nella redazione de “ L’Unità” fino al 1991 e poi nella sede regionale della Rai a Bologna. Ideatrice e direttrice della Scuola di scrittura Harriette Stanton Blatch, si afferma nel panorama delle fashion blogger fondando Pfgstyle.com , un blog diventato oggi uno spazio dove si fondono cultura, arte, letteratura e moda in maniera unica e insolita. Impegnata nella divulgazione del valore della figura femminile, promotrice di concorsi letterari, ha scelto di raccontarsi a ValorY.

QUALI SONO LE TAPPE PIU’ IMPORTANTI DELLA TUA CARRIERA?

Professionalmente nasco come giornalista, lavorando inizialmente in Rai e seguendo la politica per molti anni. La nascita di mio figlio, richiedendo un’ organizzazione familiare diversa, mi porta ad iniziare un altro percorso che è quello della scrittura. Scrivo il mio primo romanzo, “Sesso in Videotel” che ha ispirato un film di successo, “Viol@”, interpretato da Stefania Rocca e che ha segnato la mia strada da scrittrice di libri.
Nel 1998 ho aperto la scuola di scrittura “Harriette Stanton Blatch”. E’ una scuola di formazione narrativa, specializzata in narrativa femminile che è stata anche segnalata dall’Unesco come Scuola Culturale, avendo lavorato moltissimo a favore di progetti per le donne. E’ una scuola aperta a tutti, non solo alle donne, ma i contenuti sono rivolti principalmente alla figura femminile, con l’obiettivo di divulgarne il suo valore.  E’ una scuola tutt’ora attiva, con corsi di scrittura tenuti da docenti, giornalisti e scrittori. Ho fondato , inoltre, un gruppo editoriale che si occupa di moda e di scrittura e l’ultimo progetto realizzato, che ha già 8 anni, è il “salotto”. Iniziato con una “spaghettata” tra amici, oggi è cresciuto ed è diventato un salotto ben organizzato, ricco di persone provenienti da settori diversi e che ha unito tutte le cose che a me piacciono: moda, cultura e scrittura. E’ diventato un vero e proprio lavoro con un’equipe dedicata alla sua organizzazione.

COME E’ NATA L’IDEA DI UN “SALOTTO CULTURALE”?

L’idea principale è stata quella di voler riportare il salotto alla sua valenza culturale e creativa dell’ ‘800/’900. Un salotto che pone nuovamente al centro la figura della donna, rendendola protagonista della cultura. Basti pensare che ancora oggi nelle nostre scuole si studiano prevalentemente testi di scrittori, tralasciando nomi femminili illustri. La vera emancipazione femminile è passata proprio attraverso la costruzione dei salotti: gli anni ‘80 – ‘90 li hanno defraudati da questa valenza culturale, rendendoli principalmente salotti di alleanze politiche ed economiche.
Abbiamo riportato il salotto nella sua figura più reale, più “digital”: non è più ancorato alle case, ma è un salotto che va fuori, creando incontri all’esterno con le persone, ricreando sempre l’idea di un salotto. Il valore principale è quello della parola, dello scambio, della conoscenza che oggi abbiamo perso completamente. L’aspetto “digital” si mescola bene con la fisicità del salotto, diventando così un “salotto di tutti” .
Da questo anno ci muoviamo anche con la collaborazione con brand che danno valore aggiunto ai nostri incontri, come ad esempio l’introduzione di prodotti “Food”, dove gli invitati hanno possibilità di conoscere prodotti del territorio, approfondire la storia delle aziende e il loro lavoro. Gli ospiti sono tantissimi e tutti diventano protagonisti raccontando le loro storie. Diventa un terreno di confronto di idee e conoscenza.

COME NASCE IL TUO PRIMO RACCONTO?

Il mio primo libro è nato in concomitanza con la nascita delle prime chat-line. Questo racconto riprende un evento innovativo per l’epoca, dove si poteva comunicare con sconosciuti. Nasce perché era un tema fantastico, era un tema innovativo ed ha avuto un successo pazzesco con il film @Viol@. Questo romanzo nasce in sostituzione del fatto di non poter fare più la giornalista.

COME SI DIVENTA SCRITTORI?

Oggi la carriera di scrittore è paradossalmente più favorevole rispetto agli anni in cui ho cominciato io. Il mondo telematico oggi amplia le possibilità di far conoscere un proprio racconto: dall’auto-pubblicazione, all’invio ad una casa editrice attraverso un contatto Linkedin. Oggi è tutto più democratico e l’attenzione sui giovani, sulla generazione Millennials è enorme. La scrittura è un’arte complessa che richiede energie, tempo per sè, lungimiranza. Categorie emotive che i ragazzi oggi dovrebbero coltivare. 

COME E’ CAMBIATA LA COMUNICAZIONE LETTERARIA CON LA DIFFUSIONE DEL WEB?

Oggi c’è una critica generazionale ai giovani che leggono e scrivono poco. Io invece vedo un grande interesse dei giovani a raccontarsi. Un bisogno di esprimersi attraverso racconti sia attraverso un Blog o un post su Instagram.  Ci sono casi di ragazzi che sanno raccontarsi anche attraverso una foto. Un personaggio molto seguito,ad esempio, che racconta una parte curiosa ed insolita di sé  su YouTube e Instagram è @luis_sal: sa raccontare una parte di sé in maniera unica e creativa. Lo trovo un altro modo di raccontarsi, ma non meno interessante di un libro di massa. E’ una narrazione anche questa, una nuova narrazione. I ragazzi di oggi attraverso i social hanno scoperto un nuovo modo di raccontarsi, se si hanno delle cose da dire. 

 

CONSIGLI IL LAVORO DELLA SCRITTURA?

Io consiglio la scrittura, ma bisogna ammettere che è difficile vivere di scrittura come qualsiasi altra arte come ad esempio la fotografia. La scrittura non è mai stata un mezzo di sostentamento importante, ad eccezione ovviamente di casi isolati. Non basta scrivere un libro per diventare scrittori. Bisogna misurarsi costantemente con il mercato.  Se il primo libro vende molto bene , non è detto che il secondo venderà altrettanto. Tutte le volte che ci si confronta con il mercato, si diventa imprenditori di se stessi. La scrittura non va vista come avulsa dal mercato, perché se non centri quello di cui la gente ha bisogno, scrivi solo per te stesso. Devi produrre più libri per soddisfare il mercato, dopo il primo bisogna pensare ai successivi o anche una saga. 

PERCHE’ HAI SCELTO VALORY PER PARLARE AI GIOVANI?

Quello che mi ha colpito di questo progetto è il suo nome, VALORY . E’ un parola importante, ricca di significato, che oggi viene usata poco e che mi piacerebbe sentire di più.  Un progetto che accenna ai valori, ha un suo VALORE. Educare al valore è fondamentale e credo che questo progetto abbia questo scopo.

 

QUALI SONO I PROGETTI FUTURI CON VALORY?

Sicuramente la scrittura, che è il mio settore, ma vorrei trasmettere e insegnare anche il valore di come creare un “salotto”, che rappresenta una “casa di valori”. Mi piacerebbe insegnare il valore della condivisione attraverso l’organizzazione di un salotto, che però non deve essere visto come qualcosa di “vecchio”, ma come l’occasione di interazione, magari durante una cena, dove ognuno può raccontare una sua storia e dove gli amici prendono valore delle esperienze raccontate.

Ci vediamo su @Valory App.

By Linda Lato  e Simona Dell’Utri