Le parole hanno un potere indescrivibile. Raccontano, descrivono, curano e feriscono. Possiamo leggerle in un libro, su un muro, ascoltarle in un dialogo o in una canzone. 


In questo articolo intervistiamo Amir Issaa, rapper italiano che tra i primi ha dato voce agli “italiani di seconda generazione”. Figlio di padre egiziano e madre italiana, originario del quartiere romano di Torpignattara, parla ai giovani della strada e delle Università, impegnato in progetti internazionali per raccontare la cultura italiana, utilizza il rap come strumento per parlare di argomenti quali inclusività, solidarietà e integrazione. 

Le sue storie parlano alle nostre coscienze spesso superficiali e bigotte e mettono a nudo quello che non vogliamo vedere. Le sue parole danno forma a  racconti forti, pieni di coraggio e riscatto e da loro non possiamo sfuggire perché arrivano con la potenza del cuore e del beat.

  1. Quando hai iniziato a pensare che la musica potesse diventare un lavoro?

Per molti anni ho svolto l’attività di rapper parallelamente ad altri lavori, nonostante sentissi già che ciò che volevo fare, nonché l’unica cosa che sentissi di fare davvero bene, era fare musica rap. Non vengo da una famiglia agiata, chiaramente, perciò è sempre stato fondamentale per me il fatto di potermi mantenere, e con la nascita di mio figlio questa prospettiva di stabilità si è anche alimentata. Poi nel 2004 c’è stata una importante collaborazione con Mr Phill, e, vedendo che i compensi aumentavano, è stato allora che ho iniziato a pensare che davvero la mia passione potesse finalmente tradursi in un lavoro a tempo pieno: tutto ciò si è concretizzato con l’uscita del mio primo album nel 2006 con una grossa major, la Virgin.

  1. Per trovare la tua strada, hai pensato che il tuo passato potesse essere qualcosa da cui riscattarsi o un valore aggiunto per raccontare storie di chi non ha voce? 

Sinceramente, ho provato entrambe le cose riguardo al mio passato, ma in fasi diverse della vita. All’inizio, la mia esperienza era qualcosa di cui mi vergognavo e che volevo nascondere, e per questo nei miei primi pezzi abbracciavo l’immaginario più autocelebrativo del rapper nella cultura hip hop; è stato solo in un secondo momento, con la maturità e con la composizione della canzone “5 del mattino”, che ho capito che il mio vissuto poteva essere un potente mezzo di riscatto, nonché un’utile testimonianza, per i ragazzi di oggi, di come la rivalsa sia possibile grazie alla cultura.

  1. Quanto conta per un artista “vivere la strada”?

Dipende da che tipo di artista è. Diciamo che l’arte è sempre, o secondo me dovrebbe essere, espressione della vita dell’artista. Io parlo di esperienze che ho vissuto, perciò la vita di strada era l’unica cosa di cui potevo parlare, ma non è obbligatorio: ci sono molti artisti bravissimi che non hanno vissuto in situazioni di difficoltà e lo stesso producono un’arte molto valida.

  1. Per riuscire a realizzare i propri sogni suggerisci coerenza o compromessi?

Dipende dal tuo obiettivo: se il tuo scopo è semplicemente esprimerti e mostrare ciò che senti, allora puoi fare quello che vuoi senza accettare compromessi; se invece il tuo obiettivo è anche guadagnare, è chiaro che entra in campo la mediazione tra ciò che vuoi fare e ciò che può piacere anche agli altri.

  1. Su cosa sono focalizzati i tuoi prossimi contenuti musicali?

Sto lavorando a un nuovo album che uscirà prossimamente e che, come ogni disco, costituisce un po’ la colonna sonora di una fase della mia vita. In questo momento, tutto questo si sintetizza nel forte valore di riscatto sociale, non solo mio ma anche altrui, che sta alla base del mio lavoro, e di conseguenza nello scopo anche didattico di ciò che faccio, che è poi il motivo per cui mi rivolgo tanto ai più giovani.

  1. Cosa significa per te essere un Coach Valory?

Essere un Coach Valory per me significa essere una persona che promuove valori positivi riuscendo a diffondere il più possibile la propria testimonianza. Questa piattaforma è davvero utile, perché mi dà la possibilità di parlare ai giovani in un modo più diretto e adatto a loro di quello che ho imparato nel tempo.

I progetti futuri sono tanti, tra musica, didattica e letteratura: sicuramente ne sentirete parlare.

Grazie ad Amir, Valory entra nel mondo del Rap, linguaggio d’espressione delle nuove generazioni attraverso contest e percorsi on-line e live che abbiamo organizzato e organizzeremo nei prossimi mesi  insieme all’artista.

Dare la possibilità ai giovani di confrontarsi di persona in modo diretto con professionisti del settore è un’esperienza unica che offre loro opportunità di crescita.

Noi continuiamo ad allenare talenti responsabili!

Scritto da Linda Lato