Il podcast secondo Crognali: “Nuovo cinema per le orecchie”

Il podcast secondo Crognali: “Nuovo cinema per le orecchie”

Parte integrante, dal 2004, della scena giornalistica italiana e non solo, Damiano Crognali è tra le altre cose un reporter e un podcaster. Dal 2018 è corrispondente dal Golfo per l’Agenzia Giornalistica Italiana, ruolo che lo ha portato a vivere in Kuwait e seguire accadimenti in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Iran.

È domenica mattina quando ci propone la videochiamata per l’intervista, e il primo pensiero è un comprensibilissimo “Ma di domenica? È socialmente accettabile?”. In qualche parte del mondo, sì. E quando vivi a Kuwait da un po’, circondato da persone con una settimana organizzata diversamente, inizi ad abituarti a uno spazio-tempo diverso, come un supereroe che scavalca il limite tra dimensioni per divertimento.

Una domenica prima di pranzo, quindi io, Vera Lazzaro, studentessa di Lingue per l’impresa all’Università Cattolica di Milano, nelle vesti di #valory reporter, ho parlato con Damiano di podcast (soggetto del suo ultimo libro nonché fenomeno in continua crescita  a livello globale) e della situazione lavorativa italiana, soprattutto in ambito giornalistico.

  1. Il podcast può sostituire il giornalismo (cartaceo e/o digitale) in un mondo in corsa?

Il podcast porta dei vantaggi indiscutibili, dal punto di vista del giornalismo. Prima di tutto, puoi essere da solo ad operare, o in un team di due persone, e il processo è più veloce, permette di competere con le radio, con i grandi media. Non è da sottovalutare la possibilità di invadere meno la privacy delle persone, un argomento molto sensibile, a cui prestare attenzione, soprattutto nei tempi che viviamo. Un ulteriore vantaggio è il poter utilizzare il podcast anche in mobilità: d’altronde è a tutti gli effetti “cinema per le orecchie”. Viviamo nell’epoca del multitasking e, pur non apprezzando troppo questo aspetto del vissuto quotidiano, ammetto che il podcast è il mezzo di comunicazione giusto per questo periodo storico. 

  1. Quali differenze sostanziali di funzionamento ci sono tra YouTube e i vari sistemi di diffusione di podcast? Quale sistema avrà più successo in futuro, sulla base dei dati odierni?

YouTube, per quanto riguarda i podcast, è una piattaforma di diffusione come un’altra. YouTube tratta soprattutto video, funziona “male” per i podcast, ma utilizzando il giusto titolo non è improbabile ottenere qualche click perché c’è una community attiva molto grande. Lo strumento migliore, ad oggi, per un podcaster italiano è Spotify. Il capo attuale della sezione Spotify Sud-Est Europa è Federica Tremolada, che qualche anno fa era a capo di YouTube e ha sottolineato spesso l’importanza di crearsi una fanbase. Spotify ha un vantaggio competitivo enorme, poi, perché sta investendo grandi cifre e ha creato un ecosistema particolare che porta il 60% del traffico audio odierno proprio su questa piattaforma. Ad oggi, poi, Spotify non rende esternamente visibili le persone che decidono di seguire un creatore, il che è un vantaggio: come su YouTube, per crescere rapidamente è meglio non mostrare la fanbase finché non diventa grande abbastanza da essere una sorta di “riprova sociale”.

  1. Cos’è più effettivo per raccontare un viaggio? Il video perché mostra, o il podcast perché stimola la fantasia e la voglia di avventura?

Premessa: i due pubblici sono completamente differenti. Chi guarda video di viaggi vuole vedere determinati posti, mentre per quanto mi riguarda credo che l’audio sia più simile a uno strumento di scoperta. Uno dei miei podcast racconta l’emergenza COVID-19 in Medio Oriente, ma non si limita a questo, e descrive anche i luoghi. Parallelamente, su YouTube, racconto il Medio Oriente, ma anche posti più vicini, come l’Abruzzo. I pubblici, ripeto, sono completamente diversi. Se ne sono resi conto anche Netflix e HBO: Netflix si occupa principalmente di video, ma crea podcast per intercettare il pubblico, più piccolo e settoriale, che preferisce l’ascolto alla visione; HBO fa podcast rivisitando le serie televisive in un linguaggio più adatto all’ascolto.

  1. C’è una tendenza, oggi, a temere l’ambito professionale in seguito ad anni in cui ci è stato detto che senza essere raccomandati non si andrà da nessuna parte. Lo scenario, ad occhio esterno, è effettivamente scoraggiante. Vista dall’interno, soprattutto dal punto di vista giornalistico, com’è la situazione?

Molto triste. Pochissimo tempo fa c’è stato il “concorsone”, a cui hanno partecipato tutti i giornalisti precari per entrare alla RAI come redattore “da 1200 euro al mese”. Per uno come me, una persona che viaggia, che ha bisogno di determinati mezzi, questa cifra è improponibile, ma ero comunque tra gli iscritti. Ogni volta che la RAI indice il concorso ci ritroviamo tutti lì, perché per chi vuole fare il giornalista è una bella sicurezza. Molti giornalisti e autori probabilmente si presenteranno anche al concorso del Ministero dell’Istruzione per diventare insegnanti, perché stiamo comunque parlando di uno stipendio fisso a fine mese. Sono fermamente convinto del fatto che lo stipendio fisso, certo, sicuro sia la morte di ogni creativo, ma non biasimo che si presenta a questi concorsi, perché sono il primo ad essere attratto da questa idea di sicurezza.

  1. Valory porta ai suoi “Valoryes” possibili esperienze lavorative e non – come per me i DIDays – che non sono basate tanto sulla “fedeltà” al social, quanto più alla meritocrazia. Non conta da quanto tempo tu sia su Valory, dovrai comunque partecipare al concorso come tutti gli altri e mostrarti in grado. La meritocrazia esiste ancora in ambito lavorativo? O non se ne è mai davvero andata dallo scenario?

Io credo una cosa riguardo la meritocrazia: chiunque ce la fa, anche se è “figlio di”, si è impegnato tanto. Essere “figlio di” non basta per mantenere una posizione. Se conosco molte persone nel mio ambito lavorativo ma non sono in grado di fare una cosa per bene, allora nessuno mi chiamerà per quella posizione. Può capitare che qualcuno parta da una posizione avvantaggiata, non lo metto in dubbio, ma per camminare deve essere bravo. Essere raccomandato, in un mondo super-competitivo come il nostro, non basta: devi darti da fare ogni giorno e amare quello che fai, capendo le regole del gioco.

  1. Ottenere notizie il più possibile “pure”, oggettive. È una possibilità al giorno d’oggi, quando ogni fonte sembra essere guidata da preconcetti, “bias” e simpatie politiche?

Nel momento in cui passi l’esame da giornalista la prima regola che devi imparare è: “Il giornalista non dice la verità, dice qualcosa di verosimile”, perché non è possibile riprodurre la verità. Il giornalista tifoso del Milan non potrà mai avere una valutazione oggettiva durante una partita tra Milan e Inter. L’oggettività non esiste: mostrare delle immagini in un video, utilizzare un tenore di voce in un podcast, sono entrambi filtri soggettivi. La mia religione, per come io la vedo, è diversa da come la vede un’altra persona che ha il mio stesso Testo Sacro. L’oggettività non è fattibile, e questo è un concetto a cui tengo tantissimo. La mia tesi di laurea era su “Il giornalismo di precisione”, e al suo interno affermavo la possibilità di un matrimonio tra oggettività e giornalismo attraverso l’uso corretto dei dati. Il giornalismo di precisione, che si occupa di statistiche, dati ed esperimenti sociali, è vicino all’oggettività, ma ad anni di distanza non credo più che qualcosa di simile sia fattibile. È importante, secondo me più del tentativo di raggiungere l’oggettività, e per per rispetto di sé stessi e dei propri valori, creare un prodotto di cui essere orgoglioso.

Insomma, il podcast è una nuova frontiera, un mondo ancora da esplorare e, soprattutto, da vivere e nutrire le idee. È un mondo che possiamo tenere in tasca, un’ulteriore evoluzione della realtà digitale in cui viviamo, una possibilità in più per un animo creativo deciso a mettersi alla prova. Alla fine, c’è sempre una nuova storia da raccontare.

Vera Lazzaro

DIDAYS: i 5 valory reporters si raccontano

DIDAYS: i 5 valory reporters si raccontano

Manca poco all’evento più esclusivo del digital marketing: arrivano i DiDays, il 29, il 30 e 31 ottobre. Uno spazio totalmente digitale, con 11 sale a tematiche “verticali” allestite per affrontare le questioni più interessanti e recenti del marketing e della tecnologia con professionisti di alto livello.

Valory, attraverso il #VALORYDIDAYSREPORTER CONTEST, ha offerto la possibilità a 5 VALORYERS di dimostrare il loro entusiasmo sul tema dell’innovazione, attraverso la produzione di originali video-interviste e articoli-intervista agli speaker che parteciperanno ai #DiDays2020, accompagnati da un percorso di formazione e confronto insieme alla nostra blogger Linda Lato. 

In questo articolo vi vogliamo parlare di loro. Li abbiamo intervistati per dare voce ai veri protagonisti, i giovani, e scoprire chi sono e come hanno vissuto questa esperienza dimostrando energia, impegno e coraggio. Hanno avuto la possibilità di sperimentare la conduzione di un’intervista verso professionisti di alto livello, hanno scoperto le variabili di un’intervista e superato l’imbarazzo della telecamera, hanno preparato scalette d’intervista e domande, hanno elaborato articoli cercando uno stile personale. Attraverso i loro lavori, che pubblicheremo prossimamente, leggerete e coglierete la loro curiosità verso il mondo che li aspetta e al quale si affacciano con la voglia di capire, per agire nel modo più efficace per raggiungere i propri scopi e realizzare i propri sogni.

@Marco Gastaldi

Mi chiamo Marco Gastaldi e ho 24 anni. Sono appassionato di tecnologia e innovazione digitale. Dopo aver conseguito il diploma di maturità linguistica, mi sono approcciato al mondo della comunicazione digitale frequentato un Master presso l’istituto di formazione Digital-Coach a Milano; in seguito ho verticalizzato le mie competenze tramite corsi on-line più specifici sulla SEO. Mi piace molto tenermi aggiornato e investire sulla mia formazione professionale partecipando a eventi di settore. Spero che la mia passione per le nuove tecnologie possa in futuro diventare la mia professione. 

Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory?
Ho deciso di partecipare a questo contest ValorY in quanto il mondo del Digital mi affascina e non vedo l’ora di divulgare la mia passione attraverso articoli e interviste agli speakers dell’evento Digital Innovation Days, scoprendo così anche di più sulla loro professione.

Come hai scelto gli speaker da intervistare?
Tra i molteplici speakers che saranno presenti all’evento, mi sono focalizzato su quelli che afferiscono all’area tematica del Digital Marketing, disciplina che sto approfondendo con vari corsi, scegliendo Luca Mastella, Learnn, Alice Marmieri, Personal Branding expert, Valentina Bella, Virgin Active e Stefano Saladino di Mashub.

Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?

Questa esperienza è stata per me un’ottima possibilità di lavorare da remoto in un team. Le distanze fisiche si abbattono, le skills e le esperienze di ognuno contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi. Avere inoltre la possibilità di apportare il mio contributo alla realizzazione di interviste a professionisti che operano nel settore di mio interesse, è stato ancora più gratificante.

Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata?

La difficoltà più grande che ho incontrato è stata vincere l’emotività ma il desiderio di stabilire una relazione con gli speakers ha assunto un ruolo più importante. 

Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter?

L’esperienza da reporter mi sta offrendo la possibilità di mettermi in gioco, relazionandomi all’interno di un gruppo di lavoro eterogeneo dove l’esperienza di ognuno è preziosa.

Descrivi con una frase cos’è VALORY per te.
Per me ValorY è un valido strumento attraverso il quale i giovani possono scoprire le loro passioni attraverso esperienze concrete, mettendosi alla prova con i vari contest, essere guidati da psicologi esperti nell’orientamento professionale e mettersi in contatto con aziende alla ricerca di personale da inserire nel proprio organico.

@Vera Lazzaro

Ho 19 anni e sono studentessa di Lingue per l’Impresa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oltre a scrivere per testate online come Change the Future e MadMass, sono un’amante della scrittura creativa e pianifico più storie di quante non sia possibile scriverne. Amo la fotografia, gli animali, e i viaggi.

Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory?
Il primo contest su Valory cui ho partecipato, e che poi ho vinto, è stato il #Dreams4Future, a cui ho partecipato seguendo la mia forse erronea filosofia di vita “o la va, o la spacca”. Ho saputo della partecipazione di Valory ai DiDays quest’estate, ma non avevo collegato la cosa a un ulteriore contest. Appena Simona me lo ha proposto, e ho letto il regolamento sull’applicazione, non ci ho pensato due volte (sempre per la mia famosa filosofia di vita) e mi sono iscritta.

Come hai scelto gli speaker da intervistare?
Inizialmente ero ferma sulla decisione di scegliere solo due speaker, che sarebbero stati Damiano Crognali e Martina Rogato, poi però ho dedicato un po’ di tempo alla lista completa, e ho trovato un progetto decisamente interessante (We Road di Fabio Bin) e uno che, pur interessante a sua volta, mi ha mandata in confusione per la sua stessa essenza (South Working di Elena Militello). Visto che non c’è due senza tre, e a questo punto il quattro è un bonus, mi sono lanciata.

Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?

Sicuramente la possibilità di avere carta bianca sulle domande. Le indicazioni di massima sono necessarie nel lavorare come media partner di un evento grande come lo sono i DIDays, ma non è scontato avere comunque modo di scrivere e porre le domande così da arrivare esattamente dove si vuole, senza prima dover passare attraverso controlli che possono essere (o anche solo sembrare) eccessivi. Nel confronto con i due speaker con cui ho potuto parlare ad oggi, posso dire, forse banalmente, di aver potuto far mio un altro punto di vista che non necessariamente avevo preso in considerazione prima.

Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata?
Credo la mia più grande difficoltà fino ad ora, che sarà poi la stessa fino alla chiusura del lavoro da reporter, sia stato l’aspetto temporale. Tra l’università (che è online, sì, ma ha comunque orari al limite della follia) e i vari progetti che seguo in parallelo, trovare una giusta porzione di tempo da dedicare a Valory e alle interviste è un compito particolarmente tortuoso, ma il forte interesse mi spingerà a trovare il modo di organizzarmi al meglio.

Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter?
Impegnativa,ma stimolante.

Descrivi con una frase cos’è VALORY per te.
Un asso durante una partita a carte. È quel qualcosa che non vedi arrivare, quell’iniziativa che magari al momento sembra utopistica e poco coerente con l’andamento odierno del mondo, e che poi svela essere sì diversa,ma capace di cambiare le cose – ancora in piccolo ma con un coinvolgimento sempre maggiore di giovani motivati.

@Diego Patrizio

Mi chiamo Diego, ho 15 anni e vado al liceo scientifico. Nel tempo libero mi piace sperimentare cose nuove: in questo ultimo periodo mi sono appassionato alla cucina e in generale al mondo del cibo e, in questi giorni sto partecipando al contest di Valory reporter per Didays. Questa però non è la mia prima esperienza con Valory, perché questa estate ho partecipato alla creazione di un cortometraggio. Posso dire che sono una persona piuttosto attiva, la quale si butta a capofitto nelle idee in cui vede un’opportunità di crescita! Mi piace molto anche giocare a tennis e fare l’animatore con i bambini.

Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory?
Ho deciso di partecipare a questo contest Valory perché innanzitutto è un’opportunità nuova dove posso imparare nuove abilità, come scrivere un articolo e fare un’intervista, ma anche approfondire tematiche di mio interesse, solo per dirne alcune tech food e sostenibilità ambientale.

Come hai scelto gli speaker da intervistare?
Ho scelto gli speaker in base alle mie tematiche di interesse e in base alle descrizioni che mi colpivano e mi incuriosivano di più. Ho confermato, dopo una ricerca sul web  prima di sceglierli definitivamente, Giacomo Stefanini di Water Giver, Andrea Montuschi di Great Place to Work e Stefano Bassi di Patagonia..

Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?
Quello che mi ha dato maggior soddisfazione sono state le interviste con gli speaker, ma anche tutto il lavoro di analisi e ideazione delle domande. Infatti, nonostante sia stato un processo laborioso, il fatto di sforzarmi a trovare domande il più creative e anche il più interessanti possibili mi ha dato un forte senso di appagamento.

Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata?
Non ho trovato grandi difficoltà finora. Posso dire che la scelta degli speaker è stata complicata principalmente perché avrei voluto intervistare di più,ma dato il mio poco tempo materiale per poter svolgere tutte le interviste che volevo, ho ovviato al problema scegliendo gli speaker che veramente mi interessavano: non solo dal lato professionale, ma anche dal lato umano, che in qualche modo sono riuscito a percepire.

Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter?
Finora posso dire che la soddisfazione che si riceve da un lavoro ben fatto è veramente enorme. Questa esperienza è la conferma che per fare le cose bene bisogna essere costanti e impegnarsi tanto. La strada che porta all’articolo finito è tanta, ma non ci si deve spaventare! Perché è il processo in sé l’articolo: tutte le esperienze provate non potranno essere contenute e pienamente apprezzate in esso, e forse proprio per questa ragione, la realizzazione dell’articolo è resa ancora più magica.

Descrivi con una frase cos’è VALORY per te.
Valory è un Community dove si può crescere e coltivare le proprie passioni parallelamente con i vari utenti online, ma anche allo stesso tempo viverle nella vita reale.

@JESSICA STELLA

Sono Jessica Stella, ho 17 anni, vengo da Plaino in provincia di Udine e studio all’istituto tecnico economico Zanon. Sono una ragazza creativa, determinata e con molti interessi: tra questi la cura dell’ambiente e della persona, di conseguenza il mondo della medicina alternativa e dell’alimentazione. Un’altra mia passione è l’arte. Mi piace partecipare alle attività che mi vengono proposte perché mi fanno conoscere persone e sviluppare nuove competenze. In particolare mi hanno segnato la realizzazione di un cortometraggio (avviato da Valory) e il progetto 120 secondi ideato da Friuli Innovazione. Secondo me bisogna sempre seguire i propri sogni e le proprie passioni e, perché no, buttarsi in nuove esperienze.

Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory?
Ho deciso di partecipare a questo contest (ma in generale mi piace partecipare ai diversi contest proposti da Valory) in quanto mi dà l’opportunità di sviluppare nuove competenze, approfondire alcune materie di mio interesse grazie a persone molto competenti nel loro ambito, conoscere persone nuove e ultimo, ma non per importanza, mettermi alla prova.

Come hai scelto gli speaker da intervistare?
Ho scelto gli speaker da intervistare basandomi sui miei personali interessi e su quelli di molti altri giovani oggigiorno. Mi sono concentrata su esperti in alcuni ambiti come rispetto dell’ambiente, sviluppo sostenibile, creatività. Non nego che mi sarebbe piaciuto anche approfondire l’ambito food ma alla fine mi sono concentrata su Bruno Bertelli di Publics Worlwilde , Giovanni Tula, Enel Global Power Generation e Martina Rogato che intervisterò insieme a Vera.

Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?
Sono ancora all’inizio di questo contest ma la cosa che mi sta dando più soddisfazione per ora è la conoscenza di nuovi personaggi e il percorso di preparazione che sto compiendo.

Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata?
Non nego che non è stato semplice scegliere solo alcuni tra tutti gli speaker che ci sono stati proposti, dato che si tratta di persone molto competenti e con dei fantastici valori, ma immagino che la difficoltà più grande sarà scrivere un articolo dato che non mi sono mai cimentata in questa attività. Ma le sfide sono fatte per essere affrontate.

Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter?
E’ sicuramente un’esperienza diversa e stimolante. Se desideri qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.

Descrivi con una frase cos’è VALORY per te.
Valory è l’opportunità di esprimere se stessi e farsi conoscere con autenticità, attraverso le proprie passioni e interessi che possono solo aumentare in questa piattaforma ricca di stimoli.

@Samantha Zorzi

Sono una ragazza di 25 anni che ama l’arte, la natura, leggere, scrivere e la tecnologia. Sto studiando all’università PsicoEconomia, un percorso di studi che mi permette di unire le mie due metà quella più razionale con quella più emotiva per poter entrare nel mondo del lavoro della nuova economia. Ho sempre amato le innovazioni e ammirato quei sognatori che non smettono di credere nei propri sogni. Nel corso degli anni ho studiato Grafica e intervistato soprattutto scrittrici, ho partecipato al Web Marketing Festival che mi ha permesso di accrescere la mia cultura del mondo digitale. Mi fa molto piacere vivere questa nuova esperienza perché so che potrebbe darmi molto.

Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory?
Ho deciso di partecipare a un contest Valory per poter fare una nuova esperienza e per mettermi alla prova, ho sempre amato le sfide con me stessa perché anche se ho paura molte vittorie le ho avute proprio grazie a questo mio spirito di avventura, trovando il coraggio dentro di me per poter fare quel salto nel cosiddetto vuoto.

Come hai scelto gli speaker da intervistare?
Ho scelto gli speaker da intervistare in base alle mie esperienze personali e al loro percorso trovando quelle esperienze simili per trovare un punto in comune della stessa realtà anche se le esperienze sono diverse. Per questo ho scelto speaker che parlano di libri e del personal branding nel mondo digitale come Greta Santi di Zoocom e Rossella Campisi di Lush e Irene Bosi di Martekers, nonchè la prof.ssa Francesca Romana Rinaldi dell’Università Bocconi. 

Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?
A questa domanda non so rispondere in modo completo perché il mio viaggio non è ancora giunto a destinazione, sicuramente mi sta dando molte soddisfazioni a riguardo del coraggio che essendo per certi versi molto timida questa esperienza mi sta permettendo di crescere ancora di più aiutandomi a trovare la mia strada.

Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata?
La paura saltando nel vuoto sicuramente ma l’ho affrontata sapendo di avere dei compagni di viaggio che mi avrebbero sostenuta.

Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter?
Abbi il coraggio di saltare nel vuoto e vivere la tua avventura.

Descrivi con una frase cos’è VALORY per te.
Valory per me è crescita personale.

Avete letto quanta passione e impegno? Pensate sia facile? Non lo è! In questa intervista i nostri Valoryers ci hanno parlato dei loro sogni, dei loro interessi, delle loro perplessità e ci hanno dimostrato il loro coraggio rispetto al futuro. 

Ci hanno espresso il desiderio di sperimentarsi in esperienze del tutto nuove per costruire nuovi significati alla loro Vita grazie alla condivisione. 

Noi di Valory siamo qui per sostenere le loro aspirazioni.

Grazie ragazzi!

FIDUCIA NEL FUTURO

FIDUCIA NEL FUTURO

Questa pandemia ha portato con sé moltissimi cambiamenti e spesso leggiamo articoli su tutto quello che ci ha tolto e su tutto quello che non ha reso più possibile realizzare.    

Nei nostri precedenti articoli abbiamo parlato delle nuove sfide che ci attendono, sia digitali che emotive, ma abbiamo sempre creduto che questa fase potesse portare con sé opportunità, magari diverse a quelle che avevamo programmato. Valory crede nei giovani e si impegna ogni giorno, in collaborazione con enti, aziende e coach, a sviluppare  contenuti di valore. In questo articolo vogliamo parlarvi di chi, come noi, crede nei giovani e vede in questo presente complesso un’opportunità di investimento per i talenti e le passioni nel futuro. E’ il tempo della ripresa e abbiamo il dovere di ripartire dai giovani.

#CYBERCHALLENGE.IT e gli hacker etici

CyberChallenge.IT è un programma educativo organizzato dal Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del Cini (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) orientato ai giovani studenti di età compresa tra 16 e 23 anni. È la principale iniziativa italiana per identificare, attrarre, reclutare e collocare la prossima generazione di professionisti della sicurezza informatica. Si cercano studenti con passione, impegno e curiosità nelle discipline scientifico-tecnologiche (STEM). L’iniziativa che ha avviato i test di ammissione a febbraio, ha coinvolto 28 sedi nazionali (tra università e istituti di formazione) in una serie di gare volte a selezionare i migliori tra oltre 4.400 candidati. Compresi tra i 16 e i 23 anni e provenienti sia dalle università che dalle scuole superiori, i 20 vincitori di ciascun nodo beneficeranno di un periodo di formazione di dodici settimane, da marzo a maggio di quest’anno. In questo periodo, i 560 ragazzi risultati vincitori nelle selezioni regionali svilupperanno competenze volte a difendere e attaccare i sistemi informatici e a individuarne le vulnerabilità, con delle simulazioni che mirano a riprodurre le condizioni di un reale tentativo di intrusione. Il tutto sarà vissuto come un gioco attraverso le gare Ctf (Capture The Flag), nelle quali i partecipanti dovranno conquistare una posizione all’interno di un’infrastruttura avversaria dimostrando di poterla dominare, senza essere a loro volta dominati. La fase finale è stata posticipata alla prima metà di ottobre: occasione nazionale nella quale i componenti di ciascuno dei 28 nodi si sfideranno tra di loro. I più brillanti tra gli allievi coinvolti, individuati per competenze specifiche (reti, crittografia, intrusione, difesa, trasmissioni e tante altre) saranno convocati dalla Nazionale italiana di Cyberdefender, TeamItaly, che ogni anno include nuove leve da affiancare agli hacker etici selezionati l’anno precedente. Il TeamItaly partecipa ogni anno a numerose competizioni a livello internazionale e nel 2019 ha conquistato il podio della European Cybersecurity Challenge (Ecsc2019) classificandosi secondo a livello europeo.

#FASEGIOVANI – IL NUOVO PRESIDENTE DEI GIOVANI IMPRENDITORI DI CONFINDUSTRIA

#RiccardoDiStefano, classe 1986, nuovo Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, ha nelle sue linee programmatiche parole come trasformazione digitale, formazione continua, competitività e sostenibilità, made in Italy e catene globali del valore.  Rappresenta il Movimento dei giovani industriali nel triennio 2020-2023.

Il Presidente Di Stefano, in una sua recente intervista ospite di Class CNBC, parlando dei giovani ha chiesto interventi coraggiosi a loro favore non soltanto a favore di quelli talentuosi, ma anche dei NEET (Neither in Employment nor in Education or Training) in costante crescita e che in questo momento non studiano e non lavorano offrendo loro opportunità anche di formazione.

Il Presidente Di Stefano crede fortemente che i giovani debbano tornare ad essere la priorità del Paese: la disoccupazione giovanile è di nuovo in crescita e il tasso di iscrizioni all’università è destinato a scendere. Bisogna arginare questi indicatori in rosso e aprire una “fase giovani”. Oggi più che mai i giovani hanno bisogno di fiducia nel futuro.

#NUOVEASSUNZIONI IN BANCA

L’Istituto bancario CREDEM, negli ultimi due mesi, ha avviato un’intensa attività di selezione rivolta per il 60% agli under 30 : 150 giornate di colloqui di selezione, 1.400 candidati colloquiati e 50 inserimenti. L’obiettivo è inserire altre 100 persone entro fine anno. Forte focus sarà posto, oltre che al settore commerciale, all’ambito IT con l’assunzione di 30 persone nei prossimi 12 mesi.
I nostri processi di selezione non si fermano perché non si ferma la nostra voglia di investire sulle persone, punto fermo della strategia di sviluppo di Credem”  ha dichiarato Simone Taddei, responsabile gestione e selezione del personale del Gruppo Credem. “Siamo da sempre impegnati in una costante attività di creazione di occupazione, sfida che si è rivelata vincente e che vogliamo che prosegua soprattutto in questo periodo puntando sui giovani e sul loro futuro. A livello più generale, gli strumenti di remote working, le adeguate procedure informatiche e i processi aziendali garantiscono un alto livello di efficienza e di servizio nei confronti del cliente, confermando che il Gruppo sta percorrendo la strada giusta”.

#IOSOCIALRESPONSABILMENTE

Anche Valory continua a sviluppare nuovi progetti di investimento a favore dei giovani con l’obiettivo di dare loro la fiducia che meritano attraverso un canale di comunicazione innovativo e responsabile.

Con la campagna #iosocialresponsabilmente abbiamo sposato le cause promosse da Changethefuture, progetto promosso da Sottosopra Movimento Giovani per Save the Children e Fridays For Future Udine grazie al contatto con alcuni dei nostri VALORYERS locali che hanno creato il ponte tra noi e questi movimenti. 

Tutto questo è il risultato dei progetti che i nostri PASSION TEAMS hanno iniziato a sviluppare dopo aver acquisito competenze trasversali e tecnico-organizzative grazie ai workshop con i nostri mentori e il supporto dei nostri psicologi.

#GIOVANIALCENTRO è il nostro motto perché loro sono i protagonisti di questo viaggio indimenticabile!

Scritto da Linda Lato

Fonti: https://www.cyberchallenge.it/
https://cybersecnatlab.it/chi-siamo/mission/
https://www.facebook.com/watch/?v=281290259781974

MINDFULNESS per tutti

MINDFULNESS per tutti

Esiste una pratica, basata sulla consapevolezza, può essere efficace nella riduzione e nel controllo dei disagi psico-fisici a cui siamo attualmente sottoposti? Come possiamo effettivamente contribuire al nostro benessere?

Da anni la mindfulness si sta affermando per supportarci in questo senso ma cos’è?

LA “MINDFULNESS” E’ CONSAPEVOLEZZA

La pratica della mindfulness trae origine da antiche tradizioni di meditazione e yoga, prevalentemente legate al buddhismo. Nel 1979, lo statunitense Jon Kabat-Zinn ( biologo molecolare), ha creato un corso MBSR ( Mindfulness Based Stress Reduction – Riduzione dello stress basato sulla consapevolezza) presso la Scuola di Medicina dell’Università del Massachusetts, per aiutare persone con malattie fisiche come il dolore cronico, senza avere la presunzione di guarirle, ma aiutandole nella gestione del dolore. Alla fine degli anni 90 sono già più di 400 i centri ospedalieri che offrono l’MBSR attirando l’attenzione di tutto il mondo scientifico soprattutto nel campo della psicoterapia.
Il programma MBSR è un programma scientifico, utilizzato tutt’ora nel mondo ed è diventato un supporto per la cura e la prevenzione di patologie ad ampio spettro quali: disturbo del sonno, alimentazione, attacchi di panico, stati depressivi, disturbo da stress post-traumatico.
Mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che nella lingua pali (lingua liturgica del Buddhismo), si riferisce all’espressione “attenzione consapevole”, “consapevolezza”.
Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn: “Fare attenzione a qualcosa in un modo specifico: intenzionalmente, nel momento presente e senza giudicare”; ovvero la capacità di poter notare i nostri pensieri e le nostre sensazioni con curiosità ed apertura, senza alcuna connotazione negativa.  

VALORY4FAMILY E “MINDFULNESS

L’iniziativa VALORY4FAMILY si pone l’obiettivo di supportare genitori e figli, soprattutto in questo momento storico, cercando di renderlo meno difficile. Un percorso di sostegno sviluppato grazie al supporto di professionisti psicologi e formatori appartenenti al Team Valory.

Ogni professionista seguirà un gruppo di massimo 10 famiglie guidandole in un percorso di mindfulness, art terapy e giochi di ruolo con un momento di confronto finale.

La sessione “mindfulness” verrà condotta dalla dott.ssa Noemi Di Nardo, psicologa e psicoterapeuta specializzata in psicoterapia cognitivo comportamentale “Acceptance and Commitment Therapy (ACT)”, approccio terapeutico evidence-based che pone le sue radici nella pratica della Mindfulness.

Il percorso comporterà l’acquisizione di nuove consapevolezze interne ed esterne alla famiglia per garantirne la serenità anche durante il percorso scolastico, ed esercizi pratici da poter fare a casa o all’aperto ogni qualvolta se ne senta il bisogno.Tutti possono beneficiare di questo supporto. L’iniziativa è rivolta, infatti, anche a chi, pur non avendo problematiche particolari, desideri acquisire un nuovo atteggiamento che alleni alla pratica della consapevolezza, sviluppando un approccio e un atteggiamento diverso nei confronti dello stress.

Gli effetti benefici della “mindfulness” sono dimostrati anche sui bambini e sugli adolescenti, proprio perché migliora la capacità di prestare attenzione, di calmare l’agitazione e di dare strumenti per prendere decisioni migliori.

Negli ultimi dieci anni, infatti, si è assistito ad una estensione dei protocolli mindfulness in bambini e adolescenti, nei contesti scolastici, educativi e riabilitativi. In particolare, i primi studi si sono concentrati su piccoli campioni clinici, dimostrando l’efficacia della mindfulness in numerosi aspetti della salute psicologica e fisica di bambini e adolescenti (Ott, 2002; Semple et al. 2005).


Ulteriori e successivi studi hanno ampliato lo spettro degli utilizzi degli approcci mindfulness dimostrandone l’efficacia su vari tipi di disturbo e sintomatologie quali stress, ansia e disturbi della condotta (Biegel et al., 2009; Broderick e Metz, 2009; Singh et al., 2007), disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Zylowska et al., 2008) e più in generale sulle capacità di autoregolazione e concentrazione di bambini e adolescenti (Napoli et al., 2005; Flook et al., 2010).

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DELLA “MINDFULNESS

Gli incontri focalizzano l’attenzione sull’insegnamento di pratiche di consapevolezza fissando obiettivi quali:

-Miglioramento della qualità di vita;

-Regolazione dei propri stati mentali;

-Osservare e comprendere le proprie modalità automatiche e schemi mentali ripetitivi;

-Coltivare una modalità non giudicante verso se stessi, gli altri e l’esperienza;

-Migliorare la capacità di attenzione e di concentrazione;

-Avere cura di sé, degli altri e delle relazioni;

-Sviluppare la capacità di auto-osservazione.

Non bisogna confondere questa pratica come una “tecnica di rilassamento”. Il raggiungimento del benessere psico-fisico, infatti, non passa necessariamente da uno stato di distensione tipica della meditazione. E’ un modo di “leggere” la realtà in maniera intenzionale, ma consapevole e soprattutto non giudicante. Questa “consapevolezza”, aiuta ad accettare sé stessi e ciò che accade intorno. 

La tendenza a valutare, giudicare, interpretare e creare regole sono il “cuore della nostra sofferenza”, e ci impedisce di considerare i nostri pensieri come prodotti della nostra mente e non come eventi reali. L’attaccamento al contenuto letterale dei nostri pensieri impedisce di notare ciò che avviene nel momento presente e porta ad un tentativo di “evitamento esperienziale”: il bisogno di allontanare o modificare pensieri, sensazioni, ricordi ed emozioni spiacevoli che ostacolano il contatto con il qui ed ora (Blackledge, Hayes, 2001). La mindfulness ci permette invece di  entrare in contatto con le nostre sensazioni, emozioni sentimenti, osservandoli ed accogliendoli come eventi naturali, a  tornare nel qui ed ora sviluppando flessibilità psicologica, aiutandoci ad utilizzare nuove ed alternative modalità comportamentali più utili ed efficaci per vivere secondo i nostri valori e costruire una vita piena e significativa.  

Per il tuo percorso Mindfulness in famiglia, in azienda, di gruppo o personalizzato contattaci a valoryhelp@valoryapp.com

Fonti:
TESI DI LAUREA Mindfulness: pratica meditativa, strumento di riabilitazione e approccio terapeutico nei contesti educativi. LAUREANDA: Dott.ssa Margherita Pecile .  Mindfulness: Istruzioni per l’uso Di Tessa Watt

Scritto da Linda Lato

Stress da isolamento? Presenti!

Stress da isolamento? Presenti!

Siamo entrati nella cosiddetta Fase 3 e il ruolo degli psicologi diventa strategico. C’è bisogno di ritorno ad una “normalità” persa, di un adattamento a nuovi scenari, che non tutti sono in grado di elaborare o accettare.
La Fase3 è dunque un percorso che ci prepariamo ad affrontare, dove l’emergenza psicologica degli adolescenti deve essere monitorata.

Ma quali sono i rischi per gli adolescenti e non solo, legati a questo isolamento forzato?L’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova ha condotto un’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia. E’ stata presentata attraverso una  Conferenza stampa il 16 giugno 2020 dal Ministero della Salute. L’indagine è stata condotta  durante l’isolamento a casa, tra il 24 marzo e il 3 aprile, a tre settimane di distanza dall’inizio del lockdown.
All’indagine hanno risposto 6800 famiglie, di cui 3245 con figli sotto i 18 anni (1570 sotto i 6 anni e 2733 gli altri.
Il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% di quelli sopra i 6 anni, a causa del lockdown per il Coronavirus, ha accusato problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione. I più piccoli, sotto i 6 anni, hanno mostrato (centinaia i casi) episodi di irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile.
I più grandi, giovani e adolescenti, hanno evidenziato, difficoltà ad addormentarsi e fatica a svegliarsi, con un evidente spostamento  dei ritmi sonno-veglia e difficoltà molto importanti a recuperare l’ordinarietà di questo comportamento, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche.

Il dato rilevante che è emerso è stato la somatizzazione del  problema psicologico che si è espresso con una sensazione di fiato corto, irritabilità, cambiamento di umore. 
A livello internazionale vi riportiamo anche i contenuti di un recente studio da parte di una rivista scientifica inglese in ambito medico, The Lancet Child & Adolescent Health, che ha affrontato i rischi legati all’isolamento sociale per gli adolescenti ( fascia d’età 10 e 24 anni) . 

Questa fase della vita è caratterizzata da una maggiore sensibilità agli stimoli sociali, che le misure forzate di allontanamento fisico per contenere la diffusione di COVID-19 stanno riducendo radicalmente.
L’adolescenza è un momento di profonda trasformazione psicologica e sociale: le interazioni tra pari diventano sempre più importanti. Rispetto ai bambini (età inferiore a 10 anni), gli adolescenti trascorrono più tempo con i coetanei che con la famiglia e formano relazioni tra di loro più complesse. La struttura del cervello nelle relazioni si sviluppa sostanzialmente durante l’adolescenza.

Esistono poche ricerche sugli effetti della privazione sociale o dell’isolamento sullo sviluppo dell’adolescente umano o sull’uomo adulto in generale.  La ricerca sugli animali, invece, ha dimostrato che la privazione e l’isolamento ha effetti unici sul cervello e sul comportamento nell’adolescenza rispetto ad altre fasi della vita. Pertanto, la completa privazione sociale durante l’adolescenza dei roditori influenza lo sviluppo del cervello, influenzando principalmente i processi di motivazione e ricompensa.

 È importante sottolineare che questi effetti sono specifici dell’isolamento durante l’adolescenza dei roditori e non si verificano in misura simile quando l’isolamento si verifica prima o dopo tale periodo.Gli studi sugli animali esaminati suggeriscono che le conseguenze della privazione dei bisogni sociali durante l’adolescenza possono avere effetti negativi a causa della mancanza di esperienze per l’apprendimento sociale

In particolare, sembra che sia la mancanza di interazione con i coetanei che provoca cambiamenti comportamentali e cerebrali. Le misure di distanziamento fisico attualmente in atto in tutto il mondo, in risposta al COVID-19, ridurranno probabilmente la capacità di molti adolescenti di soddisfare i loro bisogni sociali. Sebbene gli adolescenti possano ancora avere contatti con i membri della famiglia e con le persone al di fuori della loro casa attraverso forme di comunicazione virtuali, le opportunità di interazione faccia a faccia con i coetanei sono drasticamente ridotte. 

È stato dimostrato che i problemi con le relazioni con i coetanei, il rifiuto dei coetanei, il bullismo e la solitudine sono fattori di rischio per lo sviluppo di condizioni affettive come la depressione durante l’adolescenza.

Al contrario, relazioni tra pari di alta qualità sembrano proteggere gli adolescenti dai problemi di salute mentale e rafforzare la resilienza.

La diminuzione del contatto faccia a faccia potrebbe essere meno dannosa a causa dell’accesso diffuso alle forme digitali di interazione sociale attraverso tecnologie come i social media. 

Gli adolescenti segnalano regolarmente l’uso delle tecnologie digitali per attivamente mezzi sociali.  In particolare, quelli di età compresa tra 13 e 17 anni indicano che tecnologie come i social media li fanno sentire più connessi con i loro amici (81% di 743 intervistati), li aiutano a interagire con gruppi più diversi di persone (69%) e consentono loro di accedere sostegno sociale durante i periodi difficili (68%).

 Gli studi sul comportamento sociale degli adolescenti mostrano che le componenti fondamentali e le qualità delle interazioni faccia a faccia degli adolescenti, tra cui la divulgazione di informazioni, l’interattività, la ricompensa sociale e il supporto sociale, sono presenti durante le comunicazioni online.

E’ stato dimostrato che gli usi attivi dei social media, ad esempio impegnandosi in comunicazioni dirette (ad es. messaggistica) o postando direttamente sul profilo dei social media di un’altra persona, aumentano il benessere e aiuta a mantenere relazioni personali.

Quanto emerge dallo studio, nonostante le incertezze sugli effetti concreti sugli adolescenti, dimostra che una connessione attiva attraverso i social media può contribuire in positivo.

ValoryApp ha sempre creduto in questa connessione, mettendo a disposizione dei giovani un “social  responsabile”, che rende i ragazzi attivi attraverso la proposta di contest legati alla propria passione.
ValoryApp nasce con lo scopo di supportare i ragazzi,  attraverso  team di professionisti,  nella ricerca  di  percorsi di apprendimento e orientamento più vicini alle loro inclinazioni.
ValoryApp nasce con la collaborazione dell’Ordine degli Psicologi Fvg, Emilia Romagna, oltre 60 professionisti provenienti da diverse regioni italiane, con il supporto del CNOP, che  mettendo in primo piano il benessere dei giovani,  ha contribuito a creare uno spazio moderno di aiuto e sostegno concreto con l’ascolto e il confronto di specialisti, nel rispetto dell’anonimato.
Un  aiuto che è stato determinante durante il periodo di lockdown, fornendo ascolto , confronto e supporto ai giovani  sofferenti dallo stato di isolamento sociale e della convivenza familiare forzata.

Visita il nostro sito www.bevalory.com per conoscere tutti i progetti a sostegno delle scuole, delle famiglie e dei giovani come VALORY4FAMILY.

Creiamo le fondamenta per una generazione motivata, entusiasta ed appassionata. La V-GENERATION!



Tempesta virale responsabile

Tempesta virale responsabile

VALORY entrata nel contesto educativo digitale con i progetti “I Fuori classe” e “Post-IT” in collaborazione con Coop Cantieri di innovazione Sociale, entrambi selezionati dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, contribuendo all’alfabetizzazione digitale degli animatori e all’uso responsabile dei social di oltre 180 ragazzi delle scuole secondarie di primo grado che coinvolge enti pubblici e istituti scolastici di 10 comuni del Gargano. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD.

A San Marco in Lamis (FG) il responsabile del progetto  Ludovico Delle Vergini ha organizzato insieme a 20 animatori sociali del Gargano 12  Stanze educative virtuali di pensiero e creazione  in cui genitori e figli sono stati coinvolti in attività laboratoriali, manuali, di lettura, forum di discussione e scambio di esperienze e percezioni per stimolare competenze trasversali grazie al supporto del Team BEValory.

La nostra creatività non ha limiti per rendere unico questo progetto  abbiamo ideato un contest ad hoc #RAPFUORICLASSE in collaborazione con il nostro coach Amir Issaa  .Il RAP diventa linguaggio espressivo delle proprie emozioni per sviluppare intelligenza emotiva e capacità collaborative.

Scopri tutti i progetti  multivaloriali e multidisciplinari  a sostegno della crescita personale e professionale dei nostri giovani ideati per le nostre  aziende partners con il supporto dei nostri professionisti  sul nuovo sito www.bevalory.com 

BEVALORY c’è!